C’è fermento tra i contadini e i villaggi del Sidamo e dell’Etiopia del caffè. Nella culla dei grandi monorigine equatoriali, è tutto pronto per l’inizio della raccolta delle ciliegie del caffè. Un rito che sulle alture della regione del Sidamo si ripete ogni anno con grande euforia e dinamismo imprenditoriale da parte delle tante piccole fattorie del luogo, chiamate anche i “giardini del caffè”. In questo territorio ricco di argilla che i contadini del luogo chiamano Nitisol per la sua composizione e struttura molto compatta, crescono rigogliose piante di uno dei cru più affascinanti del mondo.
In questo periodo le famiglie si riuniscono e festeggiano il nuovo raccolto con una cerimonia bellissima che poi si protrae anche durante l’anno. Si tratta di una forma rituale che non si trova altrove e che si perde nelle pieghe del tempo. È organizzata dalle donne anziane dei villaggi del Sidamo. La cerimonia inizia con la tostatura dei chicchi verdi del caffè che inebriano, con i loro fumi, l’aria circostante. Dopo la tostatura la cerimonia continua con la macinatura a mano dei chicchi in un mortaio di legno.
Successivamente si passa all’ebollizione in un contenitore particolare che si chiama jebena: è di ceramica, ha una forma sferica, un collo con beccuccio e un manico. Si fa bollire il caffè e quando arriva a ebollizione viene versato in un altro recipiente freddo. Una volta raffreddato dopo vari passaggi, viene messo nella caffettiera pronto per il servizio.
Le tazzine sono di terracotta senza manico e presentano un filtro di crine per trattenere i fondi del caffè quando si versa. Il caffè viene versato per tre volte: la prima si chiama Awel, la seconda Kale’i, la terza Bereka.
La cerimonia che si ripete durante l’anno in occasioni speciali da parte delle famiglie dei contadini segue le regole del Bunna Bet, dove Bunna significa caffè e Bet casa: un rito di accoglienza.