“Non so se il mondo del caffè si evolverà come si è evoluto quello del vino, sta di fatto che il consumatore si è evoluto e non possiamo e non dobbiamo perdere il treno della sua voglia di consapevolezza. La formazione è la mission inequivocabile per il futuro della qualità del caffè!”.
Luca Ramoni nel 2006 fonda l’Accademia Italiana dei Maestri del Caffè e inizia un percorso sempre più avvincente nel mondo della formazione dei baristi, maestri e sommelier del caffè. Tre figure che sono e saranno determinanti per la divulgazione e il consolidamento della qualità di questo prodotto.
“Ci sono dati confortanti e altri che devono preoccupare – continua Ramoni. Lo vediamo dall’affluenza ai nostri corsi. Il fatto positivo è che sempre di più i giovani professionisti si avvicinano all’Accademia per elevare la loro conoscenza. D’altro canto, ora che siamo arrivati al mondo Ho.Re.Ca. in maniera decisiva, dobbiamo cercare di arrivare in maniera più sostanziale ai consumatori. Non stiamo facendo abbastanza e crediamo che ci debba essere un’unione delle forze più efficace tra i vari interpreti di questo mondo, noi formatori, i torrefattori e i produttori del chicco”.
Fino a vent’anni, nel mondo del caffè si faceva poco o nulla. Veniva lasciato in un angolino, un po’ nel dimenticatoio e, forse, per molti produttori, non era nemmeno utile che aumentasse la conoscenza di questo mondo.
“Con l’avvio dei corsi di specializzazione di AICAF abbiamo visto un incremento esponenziale di interesse e di partecipazione; anche oggi il mondo dei baristi è molto ricercato, soprattutto quelli che raggiungono il primo livello formativo. Purtroppo però, anche il mondo del caffè, sta vivendo una crisi di manodopera talvolta inspiegabile”.
Quali sono i trend di consumo generali?
“Il consumo in generale è in crescita e i dati sono molto confortanti. Il problema che alla quantità non corrisponde sempre una proporzionale elevazione della qualità. Un po’ quello che succede in molti altri comparti produttivi. Il grande dilemma infatti è far capire il senso e il valore della qualità del caffè. Non è semplice, ma è la nostra mission! Oggi solo il 25-30% del caffè in commercio si può definire di buona qualità… purtroppo”.
Come vede il rapporto tra il mondo della ristorazione e il caffè?
“Purtroppo se parliamo di ristorazione la situazione peggiora eccome. Sono piccole nicchie coloro che riescono a far cultura della qualità con il caffè; anche semplicemente utilizzando dei monorigine. La ristorazione potrebbe diventare un grande veicolo formativo e culturale nel nostro mondo del caffè, ma ad oggi è sostanzialmente anonima”.
Cosa si aspetta nel prossimo futuro per il consumo del caffè?
“Mi aspetto sempre maggiore consapevolezza da parte del consumatore. Dobbiamo incidere di più nei suoi confronti con messaggi comunicativi più chiari e approfonditi. Dobbiamo uscire dallo schematismo della sola marca. Dobbiamo invece creare modalità comunicative diverse, più dinamiche e smart, che valorizzino i contenuti, la potenza dei caffè regionali, dei cru. Dobbiamo seguire alcune nicchie che stanno appassionando il mondo giovanile; quello delle filtrazioni e altri sistemi che devono aprire gli occhi su un mondo in veloce trasformazione. Non sarà solamente la sostenibilità la nuova frontiera del caffè, sarà l’origine e la conoscenza della materia prima”.