Quattro chiacchiere con Andrea Villa
Vedere le esibizioni di Andrea Villa dietro un bancone è pura magia! La sua capacità di stupire il pubblico con i movimenti, le azioni e gli effetti speciali che usa durante le sue performance, lo rendono uno dei più grandi bartender italiani e internazionali. Grazie a queste sue abilità nel 2020 ha conseguito il Premio come miglior bar specialist nella categoria Coffee in Good Spirits.
“Il Caffè è un cocktail a sé”. È uno degli slogan che ama Andrea e che spiega il perché il caffè sia un prodotto così straordinario e versatile da diventare un ottimo partner degli spirits, nelle loro varie tipologie. “In base alla specie, alla provenienza e alla lavorazione della materia prima verde, nonché la tostatura, il caffè, assume note ben specifiche e, a volte, uno spettro aromatico molto ampio, con un proprio esteso mix di profumi, con una parte tattile e un gusto che richiamano un cocktail finito”.
Cos’è più difficile: pensare, creare o esibire il cocktail su un palco?
Diventa più difficile il passaggio dal pensarlo, al crearlo e metterlo in pratica. Codificare quello che ho pensato. Quella è la parte più difficile! Per il resto, per me, il palco significa la bellezza della condivisione, dell’essere davanti alle persone e far capire tutto quello che è stato fatto per arrivare sin lì”.
Le tue creazioni in gara trovano poi utilizzo anche nel tuo locale M10 a Lesmo?
“Tutte le mie creazioni delle gare passano poi nell’M10 ma, logicamente, sono più semplificate. La gara è l’estremizzazione di un processo creativo, mentre poi vengono trasformate in praticità quotidiana. Le performances sono la base di nuove idee che vanno a rinnovare continuamente le tecniche del bartender”.
Qual è il cocktail a cui sei più affezionato?
Due sono quelli a cui sono più legato. Il primo è quello che mi ha permesso di vincere il Campionato Italiano di Coffee in Good Spirits, perché è frutto di un percorso che ho fatto andando in piantagione, scegliendo il caffè, portandolo sul palco e raccontando una storia. L’altro è stato quello che ho portato al mondiale; per me il coronamento di un sogno”.
Qual è la tua creazione più provocatoria?
“Sicuramente l’acqua di fungo che rappresentava l’ingresso al mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie ma, anche, l’ingresso in un mondo magico anche per il consumatore e per la giuria del concorso a cui avevo partecipato. L’effetto wow è il mio segreto. Abbinare caffè e fungo è stato stranissimo e inusuale!”.
Quali saranno i cocktail del futuro prossimo?
“Mi sta affascinando tantissimo il mondo floreale, ci sono tantissimi prodotti, sia caffè, sia spirits, con richiami floreali e selvatici. Voglio concentrarmi sulla parte olfattiva del cocktail che, purtroppo, normalmente non viene molto considerata, anzi viene tralasciata per dare troppo spazio solo al gusto!”.
La mission per il futuro, inoltre, secondo Andrea, sarà quella di avvicinare sempre più il mondo della ristorazione con quello della mixology e caffè: “Caffè miscelato e cucina non sono ancora vicini. La speranza è che si tocchino. Sarebbe ora di finire un pasto con un drink a base di caffè”.